NEWS » Pubblicato il Rapporto ABI di dicembre
PRESTITI E RACCOLTA
1. A fine novembre 2017 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.767,1 miliardi di euro è nettamente superiore, di oltre 61 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.706 miliardi di euro.
DINAMICA DEI PRESTITI BANCARI
2. Dai dati al 30 novembre 2017, emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua di +1,3%, proseguendo la positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere (il tasso di crescita annuo risulta su valori positivi da 22 mesi). Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
3. Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi ad ottobre 2017, si conferma la crescita del mercato dei mutui. L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +3,4% rispetto ad ottobre 2016 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento).
TASSI DI INTERESSE SUI PRESTITI
4. A novembre 2017, i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela si collocano su livelli molto bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,73%, nuovo minimo storico (2,75% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007).
5. Minimo storico, all’1,95%, anche del tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni (1,98% ad ottobre 2017, 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso.
6. Minimo storico anche per il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese risulta pari a 1,45%, era 1,50% il mese precedente (5,48% a fine 2007).
QUALITÀ DEL CREDITO
7. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) ad ottobre 2017 si sono attestate a 66 miliardi di euro; un valore stabile rispetto ai 65,7 miliardi del mese precedente e in forte calo rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In particolare, la riduzione è di quasi 23 miliardi rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi).
8. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è ridotto a 3,79% ad ottobre 2017 (era 4,89% a fine 2016).
DINAMICA DELLA RACCOLTA DA CLIENTELA
9. In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a fine novembre 2017, di quasi +60 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,4% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per circa 53 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -15,6%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a novembre 2017 una crescita su base annua pari a +0,4%, stabile rispetto al mese precedente (cfr. Tabella 1). Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è cresciuta da 1.549 a quasi 1.706 miliardi di euro, segnando un aumento - in valore assoluto - di quasi 157 miliardi.
TASSI DI INTERESSE SULLA RACCOLTA
10. A novembre 2017 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è pari in Italia a 0,89% (0,91% il mese precedente) ad effetto:
MARGINE TRA TASSO SUI PRESTITI E TASSO SULLA RACCOLTA
11. Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a novembre 2017 risulta pari a 184 punti base (lo stesso valore del mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (329 punti base a fine 2007). In media nel 2016 tale differenziale è risultato pari a 1,98 punti percentuali (2,11 p.p. nel 2015).