NEWS » Pubblicato il Rapporto ABI di marzo
Prestiti e raccolta
A febbraio 2018 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.777,2 miliardi di euro è superiore, di quasi 70 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.707,3 miliardi di euro.
Dinamica dei prestiti bancari
Dai dati al 28 febbraio 2018, emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua di +1,9%, proseguendo la positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere (il tasso di crescita annuo risulta su valori positivi da oltre 2 anni). Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d'Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni). Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi a gennaio 2018, si conferma la crescita del mercato dei mutui. L'ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +3,2% rispetto a gennaio 2017 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento).
Tassi di interesse sui prestiti
A febbraio 2018, i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela si collocano su livelli molto bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,69%, minimo storico (2,70% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007. Al minimo storico anche il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni risultato pari a 1,89% (1,92% a gennaio 2018, minimo storico, 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese risulta pari a 1,65% (1,45% il mese precedente, minimo storico; 5,48% a fine 2007).
Qualità del credito
Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a gennaio 2018 si sono attestate a 59,3 miliardi di euro; un valore in diminuzione rispetto ai 64,1 miliardi del mese precedente e in forte calo, meno 27,5 miliardi, rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In 13 mesi si sono quindi ridotte di oltre il 30%. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di quasi 30 miliardi, cioè di un terzo. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è ridotto a 3,41% a gennaio 2018 (era 4,89% a fine 2016).
Dinamica della raccolta da clientela
In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a febbraio 2018, di circa 70 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +5,1% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per quasi 69 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -20,7%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a febbraio 2018 una lieve crescita su base annua di +0,04% ). Dalla fine del 2007, prima dell'inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è cresciuta da 1.549 a 1.707 miliardi di euro, segnando un aumento - in valore assoluto - di oltre 158 miliardi.
Tassi di interesse sulla raccolta
A febbraio 2018 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è pari in Italia a 0,74% (0,75% il mese precedente) ad effetto:
Margine tra tasso sui prestiti e tasso sulla raccolta.
Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a febbraio 2018 risulta pari a 195 punti base (195 anche il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (329 punti base a fine 2007). In media nel 2017 tale differenziale è risultato pari a 1,85 punti percentuali (1,98 p.p. nel 2016).