Archivio sommari » Bancaria - Febbraio 2018 » Banca e moneta di banca: teoria e regolamentazione
A 10 anni dalla crisi, si impone una nuova riflessione sulle sue cause, e più in generale sulla natura della banca e in particolare della moneta di banca, che rappresenta il cuore della produzione congiunta di credito e di moneta. La moneta prodotta dalle banche, ossia i depositi a vista, ha un valore cruciale nelle economie moderne. È alla base del sistema dei pagamenti, è il «safe asset» necessario e insostituibile. È quindi bene di interesse pubblico, che non a caso gli Stati hanno sempre tutelato dal 1929 in poi, intervenendo costantemente in molte forme. Negli ultimi decenni, tuttavia, le teorie prevalenti della finanza non hanno più messo la produzione di moneta al centro del modello di banca. Inoltre dalla fine degli anni Settanta la riforma degli ordinamenti bancari e le direttive europee hanno favorito il modello della banca universale, senza risolvere la contraddizione tra la natura privata della banca e quella della moneta di banca, di interesse pubblico. Fino alla creazione dell’Unione Bancaria europea e alla direttiva Brrd del 2014 sulla gestione delle crisi, che ha istituito il bail-in, il salvataggio interno con fondi privati. Ma lo scenario degli ultimi anni e le recenti risoluzioni di banche, nelle quali è stata riconosciuta a livello europeo la presenza di un rischio sistemico nazionale, confermano che la tutela della moneta ha un valore pubblico, e che una nuova strada va ricercata.