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Il Metodo Calvino e l’Intelligenza artificiale

di Antonio Quaglio
Gennaio 2025 - n. 1

Poco più che ventenne, Italo Calvino è subito catturato dalla grande novità tecnologica del momento. In «Le capre di Bikini», elzeviro del 1946, è protagonista la bomba nucleare, nei suoi effetti più sconvolgenti e brutali verso tutti gli esseri viventi. Il narratore non volta la testa dall'altra parte e neppure si rinchiude in una dimensione antropocentrica dell'era atomica: troppo ambiguamente coinvolto, l'umano Cavaliere inesistente, come attore e fruitore di un cambiamento che suppone di dominare e da cui invece viene invece inesorabilmente superato verso un futuro misterioso. Chiedendosi cosa sente – cosa può «pensare» – un piccolo mammifero investito dalle radiazioni atomiche o un pesce urtato da un siluro, Calvino indossa le vesti intellettuali e letterarie che poi entreranno nel suo canone: quelle di ecologo del pensiero e della civiltà attraverso la parola come strumento insostituibile, nella vita e nel suo racconto.

 

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