Archivio sommari » Bancaria - Febbraio 2016 » Un caso unico o un caso universale? La Questione meridionale in prospettiva transnazionale
Negli ultimi anni, gli studiosi hanno affrontato il tema del divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno non più come un caso unico, quanto piuttosto come un esempio, più o meno universale, di sottosviluppo e di squilibrio regionale, presente peraltro in molti paesi europei e negli Stati Uniti. Tale nuovo approccio ha preso forma negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, in concomitanza con la crisi delle politiche di sviluppo attuate negli anni del dopoguerra, in particolare da parte della Cassa per il Mezzogiorno. La serrata critica di quelle scelte e i successi della cosiddetta «Terza Italia» hanno, infatti, aperto il varco a politiche volte alla promozione dei singoli territori e alla costruzione del «capitale sociale». All'inizio degli anni Novanta, la crisi del sistema politico italiano e le politiche dell'Unione europea per la coesione e lo sviluppo hanno contribuito a creare le condizioni per l'adozione di queste nuove politiche centrate sulle specificità locali, le quali hanno segnato la fine dell'idea stessa di una complessiva «Questione meridionale». Tra le ragioni che possono contribuire a spiegare il persistente arretramento relativo delle condizioni economiche e sociali del Mezzogiorno, si evidenziano quelle già illustrate da Luigi De Rosa il quale, nel ricostruire le vicende del Mezzogiorno dall'Unità d'Italia, attribuiva l'incapacità di articolare risposte coerenti alla responsabilità politica di influenti interessi costituiti, attivi non soltanto nel Nord del Paese ma anche nel Mezzogiorno.